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ESTATE: FERMARSI PER RITROVARSI

Dare tempo al tempo

In agricoltura, ci sono momenti dell’anno in cui i terreni vengono lavorati a riposo, nutriti e preparati, non per essere sfruttati subito ma per renderli di nuovo fertili. Questo, un tempo, veniva fatto a maggio, oggi potrebbe essere un modo per ripensare il tempo, la sosta, l’attesa, il rispetto verso alcuni ritmi naturali. Un invito a vivere questo tempo d’estate avendo cura di rallentare, rigenerare, scegliere quando è il momento giusto per seminare.

Viviamo in una società del “7 su 7” e dell’ “H24” che premia il fare veloce, efficiente, ottimizzato. Il tempo fisiologico e naturale – quello del corpo, dell’anima, delle relazioni profonde – è surclassato da quello meccanico, ripetitivo, accelerato e produttivo. Anche il tempo libero spesso si riempie di impegni, scadenze, doveri camuffati da svaghi. Il risultato è una continua sensazione di fretta, una fatica invisibile, un senso di colpa sottile per tutto ciò che non siamo riusciti a portare a termine. Ma quando diciamo “non ho tempo per me”, stiamo forse intendendo qualcosa di più profondo: l’aver smarrito un rapporto autentico con chi siamo perché corriamo, corriamo ma, verso dove? Ed ecco la preziosità del “so-stare” per recuperare il senso di noi stessi, delle nostre relazioni e delle cose di cui ci circondiamo.

 

Staccare per ricontattare

Staccare non significa semplice evasione ma piuttosto un ritorno. Ripristinare un contatto con sé, abbracciare un ritmo più umano, ritornare ad un ascolto più profondo dei propri desideri.

Sentirsi in vacanza non è un luogo fisico, ma l’esperienza interna di ritrovarsi, facendo spazio dentro di sé. Fermarsi e “so-stare” per qualcuno può rivelarsi non semplice in quanto, c’è chi può sentirsi spiazzato nel fare i conti con un ritmo più lento e momenti meno strutturati. Non possiamo forzare un’esperienza di riposo così come si fa quando si preme un interruttore. È per questo importante riconoscerci il diritto di sentire ciò che si muove emotivamente dentro di noi, piuttosto che combatterlo, assumendo un atteggiamento accogliente, gentile e paziente verso noi stessi anche se facciamo i conti con il sentirci stanchi, irritabili ed inquieti.

Nel fermarsi può emergere qualche vissuto emotivo che è rimasto sottotraccia nel turbinio e nella complessità della quotidianità. È importante non spaventarsi di fronte a queste emozioni, ma ascoltare accettare e valorizzare a quanto il corpo sta dando voce e segnalando.

C’è chi può temere il silenzio perché associato ad un senso di vuoto. Eppure, l’esperienza del silenzio, se accettata e attraversata, può sprigionare nuove possibilità in cui la mente può recuperare, ricompattarsi e riorganizzarsi.

 

Donarsi del tempo libero

Regalarsi dei momenti di pausa non è una sospensione della produttività, ma parte integrante di essa che ne amplifica l’effetto.

In un mondo che ci vuole sempre al passo, connessi ed attivi, liberarsi dalla pressione del fare, significa prendersi cura del proprio benessere psicologico come atto coraggioso e responsabile.

Non possiamo ordinare al mondo di rallentare, ma possiamo scegliere di farlo noi. Possiamo iniziare da gesti semplici: leggere un libro lasciato a metà, scrivere a quella persona che non sentiamo da tempo, fare una passeggiata senza una meta precisa. Non è un tempo perso ma un tempo ritrovato, che siano dieci minuti o una giornata completa, in cui fare esperienza di un tempo riservato e dedicato, in cui prendersi buona cura di sé.

Lo studio di psicoterapia si ferma fino alla fine del mese di agosto. Ricordate, non siamo instancabili e abbiamo bisogno di riappropriarci di un tempo personale in cui ricrearci: rigenerare le forze, gli ideali, i progetti per ritornare al quotidiano con ritrovata vivacità, energia, creatività e prospettiva.

Arrivederci a settembre!

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Efficacia dell’Approccio contrattuale in Psicoterapia

La classica definizione di contratto delineata da Berne è: esplicito impegno bilaterale per un corso di azione definito» (Berne, 1986, 263).