La definizione di relazione terapeutica ha assunto coloriture differenti a seconda dei filoni teorici spesso divergenti cui i vari Autori fanno riferimento. Essa è stata oggetto di studi e ricerche volte a comprendere gli elementi specificatamente terapeutici che influenzano il raggiungimento del benessere.
Risulta utile introdurre questo tema teorico definendo che la relazione di cura all’interno del processo terapeutico è il mutuo consenso tra terapeuta e cliente «circa obiettivi del cambiamento terapeutico, i compiti necessari per raggiungere tali obiettivi, e lo stabilirsi di un legame volto a mantenere una collaborazione attiva tra paziente e terapeuta, basata sulla fiducia e l’accettazione reciproca» (Bordin, 1979, 16).
Tutto il complesso teorico dell’AT si snoda intorno al concetto di relazione per cui in opposizione alla teoria pulsionale di Freud (cit. in Laplanche – Pontalis, 1984) Berne (2010) motiva il comportamento umano come mosso dalla fame di riconoscimento che altro non è che il bisogno di stare in relazione con l’altro.
La filosofia dell’Okness, ovvero la visione positiva dell’uomo, che Berne (1986, 211) pone come prima pietra del suo intero complesso teorico, ha una ricaduta significativa nella visione della relazione terapeutica: cliente e terapeuta sono coinvolti, pur mantenendo i rispettivi ruoli, abilità e responsabilità.
In questa ottica la relazione è co-costruita da entrambi in misura paritaria (Allen-Allen, 1995) dove mossi da un atteggiamento responsabile, creativo e competente, si attivano per avviare uno scambio reciproco e favorire la costruzione di una esperienza comune, per sollecitare legami di attaccamento e sostenere una fiducia di base. Come dice Bion (1983) «il paziente è il miglior collega che abbiamo».
A questo punto, dopo una piccola parte introduttiva, desidero addentrarmi ancora di più nel tema introducendo il concetto di transfert, punto questo focale, che trova ampio spazio all’interno dell’argomento teorico trattato. Berne, che inizia la propria carriera lavorativa in ambito psicologico come psicanalista (Stewart-Joines, 2007, 362), eredita proprio da Freud l’idea circa la significatività delle prime esperienze infantili nella vita degli individui, attribuendo al transfert una rilevanza come elemento fondante nella formazione del copione. Egli (1976, 101) lo definisce in questi termini: «un derivato, o più propriamente un adattamento di reazioni ed esperienze infantili; […] è un tentativo di ripetere in forma derivata un intero dramma transferale, spesso suddiviso in atti, esattamente come i copioni teatrali, che sono dei prodotti artistici intuitivi dei drammi primitivi dell’infanzia».
Il terapeuta che si muove secondo il modello dell’AT ha a disposizione tre strumenti psicodiagnostici nel rilevare i fenomeni transferali (Novellino, 1998, 126):
- la transazione di transfert classica descritta da Berne (1976).
- il livello psicologico di un gioco che il cliente tenta di instaurare con il terapeuta.
- la comunicazione inconscia.
Come mette in evidenza Lucarini (1993), Berne, parlando di transfert, va a chiarire la dinamica del copione e viceversa, parlando di teoria di copione ridefinisce il concetto di transfert, conferendogli una connotazione diversa rispetto a quella psicanalitica tout court.
In questa prospettiva, tale fenomeno non viene unicamente visto come ripetizione di qualcosa che appartiene al passato nella situazione attuale ma anche come un processo in cui si trae spunto da qualcosa che accade nel presente per realizzare un piano di vita deciso nel passato.
La possibilità di analizzare il transfert offre al terapeuta l’occasione di cogliere su di lui la proiezione del bisogno insoddisfatto del cliente come possibile fonte di frustrazione o soddisfazione e dal punto di vista controtransferale l’opportunità di accedere all’intrapsichico più profondo del cliente.
Tosi (2005) mette in evidenza che le dinamiche transferali e controtransferali costituiscono dei validi strumenti, utili nel riconoscere l’impatto emotivo che il cliente ha su di noi, al fine di individuare con quali modelli relazionali interagisce.
La Clarkson (1991) definisce il transfert come un modello anticipatorio messo in atto nella situazione attuale, come riproposizione dei modelli relazionali passati al di là della peculiarità del contesto e della persona con la quale si è in relazione. Quindi, fino a quando esso non viene risolto, l’anticipare gli altri rimane immutato, così come il processo copionale in quanto agiscono al di fuori della consapevolezza dell’A.
In conclusione, ritengo che la cura sia insita già solo nell’opportunità di mettersi in una relazione sana di sostegno volta al supporto e alla crescita, al di là degli strumenti e delle tecniche che nelle diverse occasioni possono essere utilizzati. Nella relazione intersoggettiva risiede una preziosa esperienza correttiva in cui si sviluppano nuove competenze sociali e relazionali per permettere lo strutturarsi di nuovi, più funzionali comportamenti.
Bibliografia
ALLEN J.R. – ALLEN B.A. (1995), Narrative therapy, redecision therapy, and postmodernism. Transactional in «Analysis Journal», 25 327-334.
BERNE E. (1976), Analisi Transazionale e psicoterapia, Astrolabio, Roma, 2a ed.
BERNE E. (1986), Principi di terapia di gruppo, Astrolabio, Roma, 2a ed.
BERNE E. (2010), “Ciao!” …E poi? La psicologia del destino umano, Tascabili Bompiani, Milano, 14a ed.
BORDIN, E.S. (1979), The generalizability of the psychoanalytic concept of the working alliance in «Psychotherapy: Theory, Research, and Practice», 16, 252-60.
CLARKSON P. (1991), Through the looking glass: exploration in transference and Countertransference in «Transactional Analysis Journal», 21 99-102.
LAPLANCHE J. – J. B. PONTALIS (1984), Enciclopedia della psicanalisi, Laterza, Roma-Bari, 3a ed.
LUCARINI V. (1993), Aspetti teorici e clinici del transfert in Analisi Transazionale in «Polarità» 7 (1993) 2, 293-326.
NOVELLINO M. (1998), L’approccio clinico dell’Analisi Transazionale. Epistemologia, metodologia e psicopatologia clinica, Franco Angeli, Milano
Stewart I. – Joines (2005), L’Analisi Transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani, Garzanti, Milano.
TOSI M. T. (2005), Una valutazione clinica guidata del controtransfert in SCILLIGO P. (a cura di) (s.a.), Clinica Integrata Vol. 1, IFREP, Roma.